...
Tieniti aggiornato, iscrivendonti alla nostra Newsletter!
Accettare le condizioni prima di confermare!

Convento S. Maria del Cengio

Il Cengio

Talitha Kum

Casa dei Sentieri

Eremo S. Maria

Servi di Maria

UNA RESA?

Data: 02-05-2025, in Commenti al Vangelo

Domenica III di Pasqua - fra Ermes Ronchi

  In quel tempo, Gesù si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva e disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci (...). Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora» (...). Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore.(...). E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».  Gv 21,1-19

UNA RESA?

Il linguaggio del sacro diventa il linguaggio delle radici profonde della vita. La vera religione non è mai separata dalla vita.

I sette discepoli sono tornati là dove tutto aveva avuto inizio, al loro mestiere di prima, alle parole di sempre: vado a pescare, veniamo anche noi.

L’ultimo incontro con il Risorto avviene nella normalità del quotidiano. L’infinito scende alla latitudine di casa. Il cerchio delle azioni di tutti i giorni è il luogo dove incontrare colui che se n’è andato dai recinti del sacro e abita il “profano”: l’infinito è nella vita, e la vita è infinita.

L’abbandonato ritorna da coloro che sanno solo abbandonare, e invece di chiedere loro di inginocchiarsi, è lui che si inginocchia davanti al fuoco di brace, come una madre che si mette a preparare il cibo per i suoi di casa, come un amico. È il suo stile: tenerezza, umiltà, cura. Amici, vi chiamo, non servi.

E chiede: portate un po’ del pesce che avete preso! Così il pesce di Gesù e il tuo finiscono insieme, e non li distingui più.

In questo clima di amicizia e semplicità, seduti all’alba attorno a poche braci, il dialogo sublime tra Gesù e Pietro.

Gesù, maestro di umanità, usa il linguaggio più semplice, pone domande risuonate sulla terra infinite volte, sotto tutti i cieli, in bocca a tutti gli innamorati che non si stancano di sapere: mi ami? Mi vuoi bene?

Semplicità estrema di parole che non bastano mai, perché la vita ne ha fame; di domande e risposte che anche un bambino capisce perché è quello che si sente dire dalla mamma tutti i giorni.

Il linguaggio del sacro diventa il linguaggio delle radici profonde della vita. La vera religione non è mai separata dalla vita.

E sono tre domande, sempre uguali, sempre diverse:

  1. Simone di Giovanni, mi ami più di tutti? Pietro risponde con un altro verbo, quello più umile, più nostro, verbo dell’amicizia e dell’affetto: ti voglio bene. E non si misura con gli altri.
  2. Seconda domanda: Simone di Giovanni, tu mi ami? Pietro mantiene il profilo basso di chi conosce bene il cuore dell’uomo, e risponde ancora con quel nostro verbo così umano: ti sono amico.
  3. Nella terza domanda succede qualcosa di straordinario. Gesù adotta il verbo di Pietro, si abbassa, si avvicina, lo raggiunge là dov’è: Simone, mi vuoi bene? Dammi affetto, se l’amore è troppo; amicizia, se l’amore ti mette paura. Pietro, un po’ d’amicizia posso averla da te? E mi basterà, perché io cerco la sincerità del cuore.

Gesù rallenta il passo sul ritmo del nostro, la misura di Pietro diventa più importante delle sue esigenze; così è l’amore vero, che mette il tu prima dell’io. Pietro sente il pianto salirgli in gola: vede Dio mendicante d’amore, Dio delle briciole, cui basta così poco, solo la verità di un cuore sincero.

E credo che nell’ultimo giorno, anche se per mille volte l’avrò deluso o tradito, il Signore per mille volte mi chiederà come a Simone:

Mi vuoi bene?

E io non dovrò fare altro che rispondere, per mille volte, solo questo:

Sì, ti voglio bene!

p. Ermes Ronchi