domenica 2 luglio - XIII - fra Ermes Ronchi
In quel tempo, Gesù̀ disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più̀ di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più̀ di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà̀ tenuto per sè́ la propria vita, la perderà̀, e chi avrà̀ perduto la propria vita per causa mia, la troverà (...)». Matteo 10,37-42
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DUE ESTREMI DELLO STESSO CONCETTO
Dare tutto o solo una piccola cosa sono i due estremi dello stesso movimento dettato dall’amore: dare qualcosa, un po', tutto. Non c'è amore più grande che dare la vita! Anche poca, anche tutta.
“Non è degno di me. Chi ama la famiglia più di me, non è degno di me”. Per tre volte rimbalza dalla pagina questa dura affermazione del Vangelo.
Ma allora chi è degno di te, mio Dio? Nessuno, perché tu ami per primo, ami in perdita, ami senza contraccambio. E io ne sono così lontano.
Tu parli delle persone a me più care, le più amate; e lo sai. Ma io so che tu non inneschi con noi una gara di emozioni o sentimenti, da cui ne usciremmo tutti perdenti. Dimmi: la tua pretesa totale, cosa cerca da me?
“Chi perde la propria vita, la trova”. Gioco verbale tra perdere e trovare, un paradosso vitale sulla bocca di Gesù. Perdere non significa lasciarsi sfuggire la vita o smarrirla, bensì perdere la vita attivamente. Come si fa con un dono. E non significa cercare il martirio: una vita si perde spendendola per una causa grande, e il vero dramma per tanti, oggi, è non avere niente e nessuno per cui valga la pena spendersi, perdere il cuore.
Perdere la vita non significa morire: una vita si perde in vista di una pienezza. Cadere in terra, come il chicco, ma per la fecondità. Padre e madre “amati di meno” e lasciati, sì, ma per un'altra esistenza più vasta, un cuore più spazioso. Per fare voto di vastità.
Chi non prende la propria croce. Non facciamo l’errore di identificare, di confondere la croce con la sofferenza; Gesù non sogna un corteo di crocifissi al suo seguito. Il termine Croce non indica il patibolo degli schiavi, ma riassume la vita di Gesù: andare con lui di casa in casa, di volto in volto, di accoglienza in accoglienza, toccando piaghe e spezzando pane.
Gesù cerca gente che sappia voler bene senza mezze misure, senza contare, fino in fondo, pagandone il prezzo. Tutto si paga sulla terra, solo l’amore si paga con l’amore, Allora la sua croce si veste di vita.
Chi avrà perduto, troverà. Noi possediamo veramente solo ciò che abbiamo donato, come la donna di Sunem, che nella Prima Lettura offre al profeta Eliseo piccole porzioni di vita: un letto, un tavolo, una sedia, una lampada, per ricevere in cambio, senza saperlo, una vita intera, un figlio. E la capacità di amare di più.
A noi, forse spaventati dalle esigenze di Cristo, che abbiamo paura di seguire una causa che valga più di noi stessi, Gesù aggiunge una frase dolcissima e rassicurante: chi avrà dato anche solo un piccolo bicchiere d'acqua fresca, un fiore di campo, una carezza disinteressata, non perderà la sua ricompensa.
Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d'acqua, sono i due estremi dello stesso movimento dettato dall’amore: dare qualcosa, un po', tutto. Non c'è amore più grande che dare la vita! Anche poca, anche tutta.