Domenica 26 febbraio - I di Quaresima - fra Ermes
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”» (...)Marco 4, 1-11
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IL MALE SENZA CASA
Il Nemico si allontanerà per far posto ancora agli angeli, al nostro avvicinarsi e servire: questo è il vangelo semplice dove il male non ha più casa, da dove continua a fuggire.
Ogni tentazione è una scelta tra due amori: «Sempre sul ciglio dei due abissi / tu devi camminare e non sapere / quale seduzione se del Nulla / o del Tutto ti abbatterà» (David Maria Turoldo).
Il più astuto degli spiriti si è mascherato e si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a fare meglio il messia. Ma che cosa propone il diavolo di così potente? Non le tentazioni che ci saremmo aspettate per tradizione: la sessualità o le osservanze religiose. Si tratta invece di scegliere che tipo di Messia diventare, che tipo di Uomo. Se il Maestro avesse risposto diversamente al tentatore, non avremmo avuto né la croce né la via cristiana.
Le tre tentazioni ridisegnano lo schema delle relazioni: il rapporto con me stesso e con le cose (pietre o pane?); con Dio (un Onnipotente, magico distributore di grazie a nostro servizio); con gli altri (il potere e il dominio). Di tutto questo il diavolo fa mercato (se tu mi adorerai...), al contrario di Dio che mai mercanteggia sui suoi doni. E quanto è facile fare mercato di se stessi, in cambio di prestigio, poltrone, denaro.
Le tentazioni di Gesù riassumono i grandi inganni della vita, primo fra tutti quello di sostituire Dio con delle cose: «dì che queste pietre diventino pane, questa è tutta la vita, non c'è altro!». Pietre o pane, quindi? Gesù denuncia questa alternativa, dove l'uomo sopravvive appena, dilatando la fame e gli orizzonti del cuore: di solo pane l'uomo non vive, anzi lentamente muore
Il pane è un bene, un bene santo. Cosa c'è di male nel pane? Gesù l’ha moltiplicato, ma non l’ha mai cercato per sé, si è invece fatto pane offerto a tutti, nessuno escluso. Il nostro errore è aver proclamato assolute le cose.
Capisco allora che la fede è un’offerta di più vita: il pane mantiene la vita, ma più vita viene dalla sua Parola. E mi ritrovo mendicante di cielo, di giustizia vera e bella, di amore per me e per gli altri, di agognata pace, dove trova senso il viaggio bello della quaresima, questo passaggio dalla dispersione alla profondità.
È bella la Quaresima. Non si impone come stagione penitenziale, ma si propone come reinvenzione: la primavera che riparte, la vita che punta diritta verso la luce di Pasqua. Un tempo di novità, di semplici, solidali, concreti, nuovi stili di vita, a cura della casa comune e di tutti i suoi abitanti.
«Ed ecco angeli si avvicinarono e lo servivano». Avvicinarsi e servire, parole angeliche. Se in questa Quaresima ognuno di noi si avvicina e si prende cura di una persona che ha bisogno, regalando del tempo e un po' di cuore, questo sarà per lei l’avvicinarsi di un angelo, un frullare d’ali in volo nella casa.
Il Nemico allora si allontanerà, per far posto ancora agli angeli, al nostro avvicinarsi e servire: questo è il vangelo semplice dove il male non ha più casa, da dove continua a fuggire.