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La beatitudine degli oppositori

Data: 10-11-2022, in Commenti al Vangelo

Domenica 13 novembre - fra Ermes Ronchi

Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». (...) Diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. (...) Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Luca 21,5-19

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LA BEATITUDINE DEGLI OPPOSITORI

 Un Vangelo così denso non anticipa le cose ultime, svela il senso ultimo delle cose. Dopo ogni crisi ecco un punto di rottura, un tornante che apre una breccia di speranza.

È la beatitudine degli oppositori.

Dov'è la buona notizia su Dio e sull'uomo in questo Vangelo di catastrofi, in questo balenare di spade e di pianeti che cadono?

Siamo sopra il crinale ripido della storia: da un lato il versante oscuro della violenza, il cuore di tenebra che distrugge; dall'altro versante la tenerezza che salva, terra di pace dove “neppure un capello” andrà perduto.

Un Vangelo così denso non anticipa le cose ultime, svela il senso ultimo delle cose. Dopo ogni crisi ecco un punto di rottura, un tornante che apre una breccia di speranza. Verranno guerre e attentati, rivoluzioni e disinganni brucianti, ansie e paure. Sarete traditi da chi amate di più, ma voi alzate il capo e risollevatevi.

Ma voi... bellissimo questo «ma»: una disgiunzione, una resistenza a ciò che incombe oggi nel mondo. Ma voi, voi alzatevi: agite, non rassegnatevi, non omologatevi, non arrendetevi.

È la beatitudine degli oppositori.

Ringrazio il mio Signore, perché nel caos della storia il suo sguardo è fisso su di me, custode memore di ogni mio frammento. E nulla di me è troppo piccolo, per lui. È l'infi­nita cura di Dio per l'infini­tamente fragile, amante anche di un solo unico ca­pello del mio capo. Cosa c'è più affidabi­le di un Dio che si perde a contarti i capelli in capo? Che ama l'uo­mo nella sua interezza, uno solo dei capelli e tutto il suo mistero?

Dentro a tutto questo Gesù ci in­dica come camminare: con perseveranza. «Nella perseveranza salverete le vostre anime», vale a dire salverete le vostre vite. La vita si salva non nel disimpegno, ma nel tenace, umile, quotidiano lavoro che si prende cura della terra e delle sue ferite. Senza cedere allo scoraggiamento né alle seduzioni dei falsi profeti.

Restare saldi nella perseveranza poiché il cristiano non evade, non si toglie, sta in mezzo al mondo e alle sue piaghe, prendendosene cura. Vicino alle croci non per caso, se capita, fortuitamente, ma nella perseveranza della vita, che sarà salva.

Ogni volta che vai fino in fondo a un'idea, a una intuizione, a un servizio sfoci nella verità della vita. Ogni atto umano perseverante nel tempo, si avvicina all'assoluto di Dio.

Cadono molti punti di riferimento, ogni giorno di più, ma questo mondo ne porta un altro nel grembo, come in una danza felice. Per ogni mondo che ogni giorno muore, ce n’è uno nuovo che ogni giorno rinasce.

La violenza alla fine si autodistruggerà. Noi lo crediamo. Ciò che deve restare inciso negli occhi del cuore è l'ultima riga di questo vangelo: risollevatevi, perché la vostra liberazione è vicina.

Che cosa posso fare? Usare la tattica del contadino. Rispondere alla grandine piantando nuovi frutteti, per ogni rac­colto di oggi perduto impe­gnarmi a prepararne uno nuovo per domani. Semi­nare, piantare, attendere, perseverare vegliando su o­gni germoglio di vita che, inarrestabile, nasce.

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