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Le tre ali

Data: 07-07-2022, in Commenti al Vangelo

Domenica 10 luglio - p. Ermes Ronchi

In quel tempo (...) Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino (...)». Lc 10,25-37

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La straordinaria intelligenza comunicativa di Gesù si svela con una storia semplice, che tutti possono capire.

Le sue parabole rappresentano la punta più alta e geniale, la più rifinita del suo linguaggio, non l'eccezione. Insegnava non per concetti, ma per immagini e racconti, che liberano la mente, la rendono leggera e immediata.

Ecco una delle storie più belle al mondo.

Un uomo scendeva, e guai se ci fosse un aggettivo: giudeo o samaritano, ricco o povero, può essere perfino un disonesto, un brigante anche lui. E’ l'uomo, e tanto basta.

Non ne sappiamo il nome, ma sappiamo il suo dolore: ferito, colpito, terrore e sangue, faccia a terra. Simbolo di un oceano di uomini, derubati, bombardati, naufraghi, sacche di umanità insanguinata per ogni continente. Il mondo intero scende da Gerusalemme a Gerico, sempre.

Il primo che passa quella sera è un prete, che lo aggira, lo scansa, passa oltre.

Ma dov'è questo oltre? Cosa c'è oltre l’uomo? Il nulla. Tantomeno Dio. Oltre il dolore del­l'uomo, non ci so­no il tempio e il culto, c'è solo l'illusione di una religione sterile come la polvere.

Nessuno può dirsi estraneo, nessuno può dire “si fermino gli altri”. Bisogna avvicinarsi, vedere gli occhi, a­scoltare il respiro, allora ti accorgi che quell'uomo è un pezzo di te.

E il sogno di un mondo nuovo distende le sue ali ai primi tre gesti del samaritano: lo vide, ne ebbe pietà, si fece vicino.

La compassione, descritta come una fitta nelle viscere, fa scendere il samaritano da cavallo e chinarsi sul ferito. La compassione non è istinto, è conquista; non è un dato, ma un compito . E poi altri sette verbi in fila per descrivere l’amore, un amore senza parole: versò, fasciò, caricò, portò, si prese cura, pagò. Fino al decimo verbo: ripasserò a saldare, se serve.

Quell’uomo che scendeva da Geru­salemme a Gerico è fortunato. Perché l'esperien­za di essere amato gra­tuitamente, anche una sola volta nella vita, riempie tutto di senso, risana in profondità chi si sente calpestato nell'anima.

Il dottore ha domandato: cosa devo fare per essere vivo? Come si fa ad essere uomo? E Gesù risponde: tu amerai; lo sai già, lo dice la legge. Tutto il futuro è qui, in un unico imperativo. 

Allora ama il prossimo tuo, ama i tuoi samaritani, quelli che ti hanno salvato, rialzato, che hanno sofferto per te. Chi ti ha versato olio e vino sulle ferite, e affetto nel cuore. Non dimenticare mai chi ti ha soccorso e ha pagato per te. Li amerai con gioia, con festa, con gratitudine. E da loro imparerai. Va’ e anche tu fai così. 

L'appuntamento con Dio, per te e per tutti, è sempre sulla strada di Gerico.

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