Domenica 20 giugno - p. Ermes Ronchi
In quel tempo, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (...)
Mc 4, 35-41
ASCOLTAMI
Poche esperienze sono umane come questa paura di morire o di vivere, nell’attesa di un di più.
Poche cose sono bibliche come questa lite con Dio, che nasce dalla passione per la vita, dall’arroganza di un amore che non accetta di finire.
Una notte di tempesta e di paura sul lago, e Gesù dorme. Anche il nostro mondo è in piena tempesta, geme di dolore con le vene aperte, e Dio sembra dormire.
Nessuna esistenza sfugge all'assurdo e alla sofferenza, e Dio non parla, rimane muto. Così per noi. Notte e basta.
È nel buio profondo che nascono le grandi domande: non ti importa niente di me? Vienimi in aiuto! Anche solo un po’…
I Salmi traboccano di questo grido che riempie la bocca di Giobbe; lo ripetono profeti, apostoli e re, come Saul. Poche cose sono vere come l’urlo sul silenzio di Dio, poche esperienze sono umane come questa paura di morire o di vivere, nell’attesa di un di più.
L'intera nostra esistenza è una traversata pericolosa, un passare all'altra riva, quella della vita adulta, responsabile, buona. Una traversata è iniziare un matrimonio; una traversata è il futuro che si apre davanti al bambino; una traversata burrascosa è tentare di ricomporre lacerazioni, ritrovare persone, vincere paure, accogliere poveri e stranieri.
Perché avete così tanta paura? C’è tanto da attraversare, tanta paura anche motivata. Ma troppo spesso la religione si è ridotta a una gestione della paura. Dio non vuole entrare in questo gioco. Lui non è altrove e non dorme. È già qui.
Sta nel sale più amaro delle tue lacrime, nelle braccia dei marinai forti sui remi, sta nella presa sicura del timoniere, nelle mani che svuotano l’acqua che allaga la barca; sta negli occhi che scrutano la riva e in quelli che dalla riva cercano il mare; vive nell'ansia che anticipa la luce dell'aurora, scacciando la paura dell’abbandono.
Le barche non sono fatte per restare ormeggiate al sicuro nei porti, e Dio vigila, anche se a modo suo; vuole salvarmi, ma mi chiede di mettere in campo tutte le mie capacità, tutto il mio cuore e il mio ingegno. La sua risposta è la forza che sento al primo colpo di remo. Colpo d’ala che ad ogni colpo lui rinnoverà.
Io però vorrei che il Signore gridasse adesso, all'uragano: taci; e alle onde: calmatevi; e alla mia angoscia ripetesse: è finita. Vorrei essere esentato dalla lotta, vorrei che fosse tutto più facile, invece Dio risponde chiamandomi alla perseveranza, moltiplicandomi le energie.
Non ti importa che moriamo? La risposta, muta, è raccontata dai gesti: mi importa di te, mi importa la tua vita, tu sei importante.
Mi importano i passeri del cielo e tu vali più di molti passeri, mi importano i gigli del campo e tu sei più bello di loro.
Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e vedo tutta la paura che stagna dentro il tuo cuore. Paura che alla fine sarà ingoiata dalla morte, sua gemella. Ma noi ne saremo liberati, perché Gesù è vita.
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