Domenica 21 febbraio - p. Ermes Ronchi
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (…)
Mc 1, 12-15
UN MONDO A COLORI
La prima lettura racconta di un Dio che inventa l’arcobaleno, questo
abbraccio lucente tra cielo e terra che sigilla il Signore che non ti
lascerà mai. Tu lo puoi lasciare, ma lui no, non lo farà.
Marco ci sprona a capire che le tentazioni non si evitano ma si
attraversano, perché «sopprimi le tentazioni e più nessuno si salverà»
(S. Antonio Abate). Senza tentazioni non c’è salvezza, non
esiste scelta, scompare la libertà e l’uomo finisce. Ma senza scegliere
non vivi, e la tentazione è sempre una scelta. Tra due amori.
Ed ecco che subito qualcosa lo spinse lontano, per quaranta giorni
tentato da Satana, nel cuore deserto del conflitto. «Nel deserto un uomo
sa quanto vale: vale quanto i suoi dèi» (Saint-Exupèry), quanto valgono
i suoi ideali.
Il deserto è scuola di monoteismo, lì è nata l’inguaribile malattia israelitica dell’assoluto.
Gesù deve scegliere che tipo di Messia sarà: venuto per essere servito o per servire? Per avere, salire, comandare, o per scendere, avvicinarsi, offrire?
In questo luogo di morte Gesù gioca la partita decisiva, faccia a faccia
con il Divisore. Resiste, e in quei quaranta giorni la pietraia intorno
a lui si popola. Dai sassi emerge la vita. Una fioritura di creature
selvatiche, sbucate da chissà dove, e presenze lucenti di angeli a
rischiarare le notti.
Da quando Gesù lo ha abitato, non c’è più deserto che non sia benedetto
da Dio, dove non lampeggino frammenti scintillanti di regno che
germoglia di vita.
Ma il male è presente: è ciò che fa male all’uomo, dentro e fuori. Per
vincerlo Gesù indica la via, ma sceglie un modo diverso dai profeti di
tutti i tempi: piuttosto che denunciare, annuncia.
Si converte all’annuncio.
Una buona notizia ci avvolge! E’ finita l’attesa; il sogno di Dio è qui,
convertitevi. Non un imperativo ma un’opportunità. Cambia strada, io ti
indico la via per le sorgenti, di qua attraversi una terra nuova e
splendida; di qua il cielo è più vicino e l’azzurro non sarà mai così
azzurro da nessun’altra parte, di qua è la casa della pace, e il volto
di Dio è luminoso.
Non è un’ingiunzione, ma la migliore delle risorse.
Iniziamo questa nuova Quaresima con il sorriso del Gesù che si avvia
col suo bellissimo annuncio: credete nel Dio vicino! È finito il ciclo
dei giorni sempre uguali. Finito il tempo della fame, fame di senso e di
Parola, ora è il tempo del Verbo come pane in tutti i solchi della
vita.
Credi! Vale a dire: fidati dell’amore in ogni forma, della storia e del
vivere. Non seguire forza, intelligenza, denaro, ma fonda te stesso
sull’amore che è Dio, vicino e dentro te, mite e possente energia come
seme in grembo di donna, il cui unico scopo è renderti il meglio di ciò
che puoi diventare.
Hai davanti a te la vita. Ti prego, non perderla! Con me vivrai
solo inizi. Alza gli occhi e guarda: l’arcobaleno ha preso radici in te.
Commento pubblicato su Avvenire
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